Se l’espressione natividigitali identifica quella generazione di persone che è nata e cresciuta
con Internet e che ha acquisito un rapporto di naturale confidenza con la rete
fin dall’infanzia, probabilmente definirmi nativo digitale sarebbe
inappropriato.
Ho scoperto Internet in prima media, ma ho imparato a
sfruttarne le quasi infinite potenzialità da appena cinque o sei anni.
Modem Westell 6100 (Wiki Commons - Dougles Whitaker) |
Per fortuna Internet non era ancora percepito come elemento
essenziale della vita domestica – inutile parlare di quella scolastica! – e la
lentezza della connessione non mi infastidiva più di tanto. Consideravo la rete
come uno strumento per adulti, quasi fosse un’estensione della giornata
lavorativa o dell’ufficio dei miei genitori. Io mi connettevo raramente e nella
maggior parte dei casi non “navigavo” su Internet: lo interrogavo ad hoc.
Logo Wikipedia (Wiki Commons) |
Ma con l’arrivo dell’ADSL e l’impennata della velocità di connessione,
le mie caute incursioni nella rete si sono trasformate in passeggiate di
lunghezza imprevedibile e spesso prive di una destinazione prestabilita. Sono dunque
venuto a conoscenza di un'immensa quantità di contenuti e servizi on-line che
prima avevo trascurato o di cui semplicemente ignoravo l’esistenza: dalla posta
elettronica alle ricette di cucina, dalle previsioni meteo alla musica, dai
film in streaming all’e-commerce. E
naturalmente – dulcis in fundo – tutti
quei blog che illustrano ai profani come orientarsi in questo mare di
possibilità.
A quasi dieci anni di distanza dalla prima esperienza
on-line, Internet non ha ancora smesso di stimolare la mia curiosità. È sorprendente
vedere in che modo il mio rapporto con questa tecnologia sia continuamente in
fase di evoluzione: c’è sempre qualcosa da imparare, sempre qualcosa da
scoprire. Fino a ieri ero un consumatore di contenuti digitali. Oggi ho
scoperto quanto è facile diventare produttore.
Riccardo Silva
Riccardo Silva
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