domenica 28 giugno 2015

Non è fantascienza

Riduzione dei costi, modernizzazione delle infrastrutture e delle tecnologie per la didattica, riorganizzazione del personale e aggiornamento dei programmi scolastici… Ogni volta che in Italia si è discusso di riforma dell’istruzione, sono queste le tematiche intorno alle quali si è polarizzato il dibattito. Cambiano – o pretendono di cambiare – gli aspetti formali dell’educazione, le “condizioni al contorno”, ma il modello di apprendimento rimane sostanzialmente invariato.

Il sistema scolastico moderno ha conservato fino ai giorni nostri un impianto a compartimenti stagni, un’eredità di matrice ottocentesca. All’epoca la nascente scuola pubblica aveva il compito di alfabetizzare la popolazione povera e insegnare ai futuri lavoratori quelle nozioni tecniche, matematiche, economiche o giuridiche proprie di ciascun profilo professionale. La “somministrazione” del sapere era – ed è tutt’oggi – organizzata secondo una logica settoriale, che si riflette nella spartizione dei contenuti didattici all’interno delle materie scolastiche. Persino il momento formativo è confinato entro specifiche coordinate spaziali e temporali: le quattro pareti dell’edificio scolastico e i sessanta minuti dell’ora di lezione.

Ma la società contemporanea appare profondamente cambiata rispetto a quella in cui questo modello educativo è stato concepito – o quanto meno sono cambiate le sue esigenze in materia di istruzione. Non che la conoscenza tecnico-nozionistica sia disprezzata, tutt’altro: semplicemente non è più ritenuta sufficiente. Ai cittadini e ai lavoratori di domani (gli studenti di oggi) è richiesta una vasta gamma di abilità orizzontali, competenze di carattere più generale spendibili in diversi ambiti disciplinari: multisettorialità, pensiero critico, creatività e scioltezza comunicativa. Abilità che la scuola italiana non sembra ancora in grado di offrire.

Insegnamento capovolto:
esempio di sistema educativo decentrato
Eppure le alternative al paradigma educativo tradizionale esistono e sono molto meno fantascientifiche di quanto pensiamo. Secondo il centro di ricerca Glocus, che nel giugno 2014 ha stilato un rapporto al riguardo, le nuove frontiere dell’educazione si muovono verso un modello di apprendimento partecipativo e decentrato, dove la rete e le ICT (Information & Communication technologies) sono concepite non come semplici materie di studio, ma come metodo di insegnamento. Partecipativo, perché gli studenti sono chiamati confrontarsi con l’insegnante e a costruire interattivamente la lezione, passando da ricettori a produttori di conoscenza; decentrato, come conseguenza del precedente, in quanto l’insegnante abbandona il pulpito della cattedra e lavora insieme ai suoi alunni in qualità di coordinatore dell’attività didattica e della ricerca di informazioni on-line.

Anche se questo modello di “scuola aperta” è ancora in una fase sperimentale, non è difficile immaginare quali siano i principali benefici sul lungo periodo:

1.       Il maggiore coinvolgimento dei ragazzi nel reperimento e nella discussione dei materiali di studio si traduce in una conoscenza interessata – e quindi più solida – degli argomenti trattati a lezione.

2.       L’esplorazione del Web e delle risorse on-line sotto la guida di un docente competente contribuisce alla formazione di cittadini digitali consapevoli e responsabili, stimola negli studenti la capacità di ragionare in modo critico e li educa ai valori di condivisione e collaborazione.

3.       La lezione diventa un’occasione per affinare le proprie abilità comunicative, acquisire chiarezza espositiva e apprendere i principi della divulgazione scientifica.

Edublogs.org, piattaforma gratuita per l'apertura di blog scolastici
Insegnanti pratici con il computer e poche tecnologie di larga diffusione, in primis un accesso comodo alla banda larga, sarebbero già un ottimo punto di partenza per riformare l’istruzione, senza necessariamente dover riformulare il patrimonio tecnologico scolastico. Perché oggi uno studente può anche fare a meno del registro elettronico o del 3D stereoscopico, ma non di una connessione efficiente ad Internet.

La società è cambiata. Le alternative al sistema educativo tradizionale esistono e sono molto meno fantascientifiche di quanto pensiamo. 

Riccardo Silva

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