Si parla spesso della scuola, degli insegnanti, così come della tecnologia legata a questi temi eppure si parla molto meno con gli alunni, e allora perché non ascoltare cosa hanno da dire i diretti interessati?
Dopo aver intervistato diversi studenti delle scuole tecnologiche ho capito che sono tutti accomunati da un’unica idea di scuola: vogliono una scuola che serva, che li formi al mondo del lavoro, una scuola dove insegnante e studenti interagiscono gli uni con gli altri e non più con il solito metodo “spiegazione, assegnazione di compiti e interrogazioni”.
Pur essendo ancora solo un concetto condiviso tra ragazzi, le idee sono già molte: c’è chi, come Sara Gibo, dell’ITC Cestari di Chioggia (VE), mi ha raccontato di quanto sia stato semplice, arrivata all’università, rapportarsi al metodo dei docenti, che ormai spessissimo si muniscono di slide, video e immagini per supportare le lezioni; oppure chi, come Lorenzo Malvindi, del liceo scientifico Enrico Medi a Battipaglia (SA), si è soffermato sulla visione di un "insegnante moderno", cioè di una persona che riesca a rapportarsi con gli alunni come loro fanno nella società, con innovazioni tecnologiche e abbandonando le lezioni frontali.
Come dice Davide Zammillo "Non si tratta solo di sostituire la carta con lo schermo, ma di avere la possibilità di lavorare tutti insieme grazie a software collaborativi non solo nella classe ma anche con altre classi o addirittura da casa, dando la possibilità anche agli studenti ammalati di tenersi al passo con le lezioni".
Eppure anche questi ragazzi si rendono conto che spesso i loro coetanei non sono pronti ad usare la tecnologia come supporto scolastico e che quest'ultima possa essere per molti più una distrazione che non uno strumento educativo; ecco perché alcuni degli studenti 2.0 che ho intervistato hanno proposto di fare dei "corsi di responsabilizzazione" verso le innovazioni tecnologiche usate nelle classi.
Annapaola Zingarelli
Annapaola Zingarelli
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