venerdì 8 maggio 2015

Breve storia di un immigrato digitale

Se l’espressione natividigitali identifica quella generazione di persone che è nata e cresciuta con Internet e che ha acquisito un rapporto di naturale confidenza con la rete fin dall’infanzia, probabilmente definirmi nativo digitale sarebbe inappropriato.

Ho scoperto Internet in prima media, ma ho imparato a sfruttarne le quasi infinite potenzialità da appena cinque o sei anni.

Modem Westell 6100
(Wiki Commons - Dougles Whitaker)
Inizialmente connettersi era un rituale scomodo e piuttosto lungo: il modem (quella scatoletta di plastica nera che rendeva possibile, come per magia, l’accesso ad Internet) riceveva il segnale di rete dalla linea telefonica e la velocità di navigazione non superava qualche manciata di kilobit al secondo. 128, per la precisione: in queste condizioni, che al giorno d’oggi potrebbero apparire antidiluviane, caricare una pagina di immagini richiedeva diversi minuti di attesa e una buona dose di pazienza.

Per fortuna Internet non era ancora percepito come elemento essenziale della vita domestica – inutile parlare di quella scolastica! – e la lentezza della connessione non mi infastidiva più di tanto. Consideravo la rete come uno strumento per adulti, quasi fosse un’estensione della giornata lavorativa o dell’ufficio dei miei genitori. Io mi connettevo raramente e nella maggior parte dei casi non “navigavo” su Internet: lo interrogavo ad hoc.

Logo Wikipedia (Wiki Commons)
La rete ai miei occhi era di fatto sinonimo di Wikipedia, che sembrava possedere una valida risposta a qualsiasi domanda e in relazione a qualsiasi ambito del sapere: era sufficiente digitare l’oggetto di interesse nell’apposita casella di testo del motore di ricerca ed ecco apparire tra i primi risultati la pagina dell’enciclopedia ad esso dedicata.

Ma con l’arrivo dell’ADSL e l’impennata della velocità di connessione, le mie caute incursioni nella rete si sono trasformate in passeggiate di lunghezza imprevedibile e spesso prive di una destinazione prestabilita. Sono dunque venuto a conoscenza di un'immensa quantità di contenuti e servizi on-line che prima avevo trascurato o di cui semplicemente ignoravo l’esistenza: dalla posta elettronica alle ricette di cucina, dalle previsioni meteo alla musica, dai film in streaming all’e-commerce. E naturalmente – dulcis in fundo – tutti quei blog che illustrano ai profani come orientarsi in questo mare di possibilità.


A quasi dieci anni di distanza dalla prima esperienza on-line, Internet non ha ancora smesso di stimolare la mia curiosità. È sorprendente vedere in che modo il mio rapporto con questa tecnologia sia continuamente in fase di evoluzione: c’è sempre qualcosa da imparare, sempre qualcosa da scoprire. Fino a ieri ero un consumatore di contenuti digitali. Oggi ho scoperto quanto è facile diventare produttore.

Riccardo Silva

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